I fiori di Bach - Vita e scoperte giovedì 23 gennaio 2014
<b>Edward Bach è stato un medico di origine britannica</b>, divenuto famoso per i suoi studi, mai confermati dalla pratica e mai validati scientificamente, che hanno preso il nome “I fiori di Bach”.
“La salute è il nostro patrimonio, un nostro diritto. E’ la completa e armonica unione di anima, mente e corpo; non è un ideale così difficile da raggiungere, ma qualcosa di facile e naturale che molti di noi hanno trascurato”.
Edward Bach nacque nelle campagne del Galles a Moseley il 24 Settembre 1886, fin da piccolo manifestava in maniera evidente il suo interesse per la natura, e questo è stato determinante per la formazione e le sue scelte da adulto. <br><br>Tutto quello che c’era in natura, per lui aveva un’anima: le piante, l’erba, i tronchi degli alberi, gli animali. Si sentiva molto vicino a chiunque provasse sofferenza, tanto che fin dall’età di 6 anni diceva “farò il medico”. In seguito, Bach, sognava una medicina diversa da quella ufficiale, che si basasse su cure semplici e non complicate, ma il suo inizio è comunque come medico, studiò all’Università di Birmingham, con tirocinio all’ospedale dell’<b>University College di Londra</b>, dove si laureò nel 1912. Subito si immerse nella pratica ospedaliera, che sembrava entusiasmarlo, ma durò poco, le delusioni arrivarono e Bach si rese conto che la pratica medica era meccanica e non teneva conto della persona.<br><br> Tutti i medici si concentravano sulla malattia, sul sintomo, sulla cura, ma per loro, i pazienti spesso non avevano volto e nome, e comunque non tenevano in considerazione le loro esigenze emotive e la loro personalità individuale. Bach era convinto, invece, che ogni essere umano, era un mondo a sé, e che andava curato il malato e non la malattia. La sua convinzione, era basata sul fatto che alcune medicine erano efficaci su un paziente, e totalmente inutili su un altro.
Dopo solo un anno nel reparto di chirurgia dell’ospedale dell’University College, lo abbandonò per passare a quello di <b>immunologia</b>, ed iniziò a dedicarsi alle ricerche sui batteri, e subito ottenne dei risultati brillanti: scoprì che nello stomaco di ammalati cronici, dimoravano dei particolari batteri che erano invece assenti, o presenti in quantità minore, nello stomaco di persone sane. <br><br>Con questi batteri, Bach preparò un vaccino che iniettò in alcuni pazienti, con il risultato di complete guarigioni, ed eliminazione anche dei disturbi più difficili da eliminare, come i dolori artrosici ed i reumatismi. Seguirono altre scoperte, come, ad esempio, sempre per il vaccino, che non era necessario somministrarlo ad intervalli regolari, ma solo quando aveva perso il suo effetto, anzi così facendo,<b> i risultati erano anche migliori</b>. Bach lavorò per il resto della sua vita, per stabilire i dosaggi ed i ritmi che dovevano avere le somministrazioni. Le scoperte erano al centro della sua vita, e Bach stava trascurando la sua salute, nel 1914 allo scoppio della prima guerra mondiale, fu riformato alla visita di leva, le sue condizioni fisiche erano precarie.<br><br> Gli fu affidata la responsabilità, nonostante le sue condizioni, di quattrocento posti letto all’ospedale dell’University College. Questo fu veramente troppo, e nel 1917 svenne e fu operato urgentemente. La diagnosi fu tremenda: <b>tumore con metastasi</b>. I suoi colleghi dottori gli diedero tre mesi di vita. Il colpo fu terribile, aveva un compito da portare avanti e sentiva che non avrebbe fatto in tempo, e così cadde in una profonda depressione. Lo stato in cui era caduto, però, durò poco, Bach decise di reagire, e si disse che se doveva andarsene, lo avrebbe fatto lasciando quanto più possibile lavoro, ricerche ed esperimenti svolti. Si buttò così a capofitto nel suo lavoro in laboratorio, gli esperimenti lo occupavano a pieno, il tempo passava inesorabile. <br><br>Un giorno, però, Bach si rese conto che i tre mesi erano trascorsi e lui era ancora vivo. I dottori che lo seguivano, rimasero sbalorditi quando appurarono che la malattia era regredita. Bach comprese così che una passione, uno scopo nella vita, un amore, erano fattori decisivi per portare un essere umano alla guarigione. Molto più avanti, la sua intuizione trovò un riscontro nella pratica medica. Tutte le scoperte fatte con i fiori a scopo terapeutico avevano un denominatore comune: <b>riattivare e fornire energia alla mente ed al corpo</b>. Alla persona malata, in questo modo, tornava la voglia di vivere, e riusciva a guarire.
“<i>Non vi è vera guarigione senza la pace dell’anima e senza una sensazione di gioia interiore</i>”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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